30 luglio 2024
La perdita di un dente è sempre un evento che modifica in peggio l’equilibrio della nostra bocca. A parte l’eventuale danno estetico, la mancanza di un dente determina una serie di fenomeni compensatori negativi a carico dei denti rimanenti. Lo spazio edentulo tende a chiudersi, il dente antagonista a quello mancante (il dente che “ci masticava contro”) tende ad estrudere (uscire dall’alveolo): la masticazione perde la sua iniziale armonia. Maggiore il numero dei denti mancanti, più ampie le modifiche descritte. Rimettere il dente mancante è quindi un rimedio necessario per evitare questo decadimento della bocca. Cosa è meglio per sostituire il dente? La domanda oggi si pone perché si è diffusa l’implantologia e quindi posizionare impianti (che sono le “radici”artificiali dei denti mancanti) è divenuta una metodica comune. L’implantologia è un’alternativa alla protesi tradizionale, quella che si appoggiava ai denti contigui allo spazio edentulo, che venivano rimpiccioliti e ricoperti per consentire il posizionamento di un “ponte”. La scelta fra queste due possibilità è demandata alla valutazione dello specialista che decide nel singolo caso quale sia la metodica con maggiori possibilità di successo e con il minor costo possibile (sia biologico che economico) per il paziente. Ogni caso è un caso a se’, ma esistono delle regole generali. Escludendo tutte le rare condizioni di salute generale compromessa (e di rifiuto psicologico irrazionale) che sconsigliano la chirurgia orale e che quindi devono essere trattate con la protesi tradizionale, negli altri casi si opta per quest’ultima quando i denti contigui allo spazio edentulo sono già di per sé candidati ad essere ricoperti. Non avrebbe senso allora posizionare un impianto vicino a denti comunque incapsulati che avrebbero potuto reggere un ponte tranquillamente. Al contrario,se i denti vicini al dente mancante fossero integri, sarebbe un costo biologico non giustificato limarli per costruire il “ponte”. Tutte le condizioni in cui l’implantologia richiede metodiche chirurgiche aggiuntive (ricostruzione di mascellari atrofici, per es.) vanno valutate attentamente per una possibile alternativa protesica non impiantare. Per contro denti con stabilità compromessa dalla parodontopatia, anche se integri, possono non essere buoni pilastri di ponte e la protesi supportata da impianti diviene la prima scelta. Quando i denti mancanti sono numerosi, la scelta diviene ulteriormente più difficile perché l’alternativa si pone fra protesi fisse su base implantare e protesi mobili (ad appoggio mucoso,dentale o misto) quindi due risultati non propriamente sovrapponibili. I criteri decisionali si complicano ulteriormente ed il fattore economico (il costo dell’implantologia e della protesi) diviene spesso discriminante. Possiamo concludere ripetendo che la scelta finale di “cosa è meglio per sostituire un dente” è sicuramente demandata allo specialista che, essendo l’unico ad avere presenti tutti i criteri della decisione stessa, deve sforzarsi di chiarirli al paziente dopo averli valutati egli stesso con competenza, onestà e completezza.